mercoledì 23 febbraio 2011

le cento cose essenziali per vivere

L'argomento non è nuovo, credo abbia cominciato un americano amante delle liste e delle sfide che ha deciso di vivere con sole cento cose.
Sorvolo sulle considerazioni più tecniche (i libri valgono ciascuno come un oggetto  -quindi 50 libri =50 oggetti- o valgono come categoria per cui tutta la mia libreria vale per 1?) ed evito di mettermi anch'io a fare una lista, confesso che ci ho provato ma i dilemmi di cui sopra mi hanno fatto soprassedere.
Nella mia testa però è rimasto lo stupore nel constatare che per questo americano vivere con SOLE cento cose debba essere una sfida, anzi un'impresa, tant'è che l'ha comunicato al mondo, ci ha scritto un libro, ha scatenato critiche e consensi su svariati blog. E il mio stupore aumenta nel leggere che per così tante persone questa è davvero un'impresa.
All'inizio del mio tentativo di lista ho subito messo i-phone, macbook, macchina fotografica e bicicletta poi si è posto il problema dei libri e ho capito che se davvero dovessi mettermi a fare il gioco di quale buttare giù dalla torre per salvarne solo uno dovrei rinunciare all'impresa.
Il punto però è che questo giochino delle cento cose, se da una parte nasce dalla buona intenzione di metterci in guardia dall'eccessivo consumismo, contiene, se preso alla lettera, il rischio di mortificarci, di trasformare la vita in una rinuncia.
Mi spiego, ritengo auspicabile che ognuno di noi trovi nella sua vita un equilibrio che gli permetterebbe di vivere (se necessario) con sole cento cose, anzi anche con meno, diciamo con meno cose possibile.
Un equilibrio nel quale non è indispensabile-vitale- fondamentale continuare a comprare, accumulare, possedere; un equilibrio nel quale c'è il piacere dell'acquisto ma non l'ansia del "devo averlo ad ogni costo". Però mi chiedo, perchè DEVO rinunciare al tappeto che ho comprato in india, al pela mele, ai magneti sul frigo, al vaso di fiori che mi accoglie quando torno a casa, a una collezione di cappelli che non uso ma tengo solo perchè mi piacciono, i modellini di barche del marito, i cd della figlia, perchè devo rinunciare ai sorrisi della vita? E (qui sono di parte) se le finanze me lo permettono, perchè non posso comprarmi un golfino color agata che quando lo metto mi sento subito meglio?
Passare molto tempo in barca  a vela mi ha chiarito che si può stare benissimo con pochissimo, bastano così poche cose che la lista dell'americano in confronto è l'elenco delle pagine gialle.
Vi dirò di più, quando parto mi porto sempre meno e continua ad essere sempre troppo. Lo stesso mi succede in montagna, frequento un posto con pochi abitanti, ancor meno turisti e nessun negozio. Quando sono lì non mi manca nulla. Non c'è posto per il superfluo e l'essenziale è già lì.
In mezzo al mare o in montagna tutto quello che mi serve è intorno a me, ne sono avvolta.
Ma quando torno alla mia vita saltellante tra lavoro, figli, spesa e tutti gli impegni delle mamme milanesi, molte cose che certamente non troverebbero spazio nella lista delle cento cose fanno la differenza tra il vivere con un sorriso e il sopravvivere. La differenza tra mangiare e nutrirsi. Tra vedere e guardare. Viaggiare e percorrere chilometri.
Il mio traguardo è sapere che nulla mi è indispensabile,  il che mi permette di scegliere serenamente, di acquistare in modo consapevole, di continuare a collezionare cappelli. Senza fare liste.

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